LA MONTAGNA DI MICHELANGELO

L'altissimo (m. 1589), è forse la montagna che colpisce maggiormente l'attenzione di chi osserva la catena apuana dalle spiagge di Viareggio. Infatti, data la vicinanza alla costa, il suo ripido versante meridionale assume il carattere di una imponente parete e la montagna nel suo insieme sembra sovrastare le altre cime. Queste sono le ragioni che hanno fatto meritare alla montagna, in realtà non molto elevata. l'appellativo di "Altissimo". Per questa sua evidenza oltre che per l'interesse dato dal suo marmo pregiato, sembra che lo stesso Michelangelo, che fu tra i valorizzatori delle sue cave, avesse concepivo il proposito di scolpire la parete meridionale della montagna in modo che fosse visibile dalla costa. Oggi, percorrere le pendici di questa montagna, è particolarmente affascinante sia per i richiami storici - culturali che essa offre, che per i segni lasciati da secoli d'intensa attività estrattiva.

Nell'itinerario che proponiamo, abbiamo cercato di sommare a questi motivi d'interesse anche quelli ambientali utilizzando percorsi che si muovono in prevalenza lungo i panoramici crinali della montagna che offrono ampie prospettive in direzione della costa e della catena Apuana. Il percorso, di un certo impegno, soprattutto fisico, prende l'avvio da Seravezza e si svolge lungo le due sponde orografiche della vallata del torrente Serra, dominata dalla imponente mole della montagna. Seguendo i panoramici crinali che dominano la valle, se ne raggiunge la testata, e superando per creste la cima dell'Altissimo, si può raggiungere nuovamente Seravezza percorrendo l'altro fianco della valle.

Punto di partenza di questo tour, un po' faticoso è la cittadina di Seravezza che ebbe in passato un ruolo abbastanza strategico nei domini dei Medici, in quanto al centro di una zona ricca di giacimenti ferrosi e marmiferi. E' necessario sottolineare che il dislivello complessivo dell'escursione è abbastanza notevole in quanto Seravezza si trova praticamente al livello del mare benchè incuneata ai piedi delle montagne.
Una curata mulattiera a tornanti si porta dal lato occidentale del paese sulla sponda destra orografica della valle, da cui si inizia a godere di uno splendido panorama in direzione del mare e sulla sottostante piana della Versilia. Si supera questo tratto pianeggiante tenendosi sul versante in vista del mare, caratterizzato da una vegetazione di tipo mediterraneo e raggiunti i casolari di Cerreta S. Nicola (m. 574), in posizione apertissima, ci si porta nuovamente sullo spartiacque raggiungendo la brulla cima del M. Folgorito (m. 911). E' questo un punto panoramico di grande interesse, in quanto lo sguardo spazia in maniera circolare sia verso la costa Tirrenica che verso le propaggini dell'Altissimo. In direzione della valle del torrente Serra, il crinale sprofonda in numerosi valloni dall'aspetto selvaggio, lungo i quali durante l'ultimo conflitto vi furono numerose azioni di guerra fra le forze partigiane e i tedeschi. Infatti proprio lungo questi crinali passava la "linea Gotica".

Scavalcata la cima del monte Folgorito, il percorso si tiene per lo più nei pressi del crinale in ambiente brullo. Si arriva così alle pendici del M. Carchio (m. 1087) inciso profondamente dalle cave che ne hanno mutato l'aspetto originario, e aggirandolo sul lato occidentale per "ravaneti", ci si porta nuovamente sul crinale che si segue superando alcune quote secondarie (m. 1125, 1155, 1107), fino al M. Focoraccia (m, 1149). Benchè sia possibile in questo tratto seguire un sentiero più basso (n.33) sul lato Ovest, è consigliabile, vista la facilità di orientamento, e percorrere il crinale, molto più panoramico. Aggirata la breve parete Nord del M. Focoraccia, in discesa ci si ricongiunge al sentiero n. 33, attraversando alcune insellature. In questo tratto di crinale, durante l'ultimo conflitto, si svolgeva un intenso movimento di civili, che percorrendo tracce di sentiero provenienti dal versante massese, oltrepassavano la linea gotica per portarsi al sicuro, nella zona liberata dagli alleati. Anche oggi, da una di queste insellature (il passo della Greppia), riconoscibile da uno scuro torrione è possibile calare nella valle del Serra raggiungendo una via "marmifera" che in breve riporta nel fondovalle; può essere questa una possibilità di accorciare l'itinerario, ritornando in breve a Seravezza.
Superando un ripido canale erboso contornato da rocce, si giunge quindi al Passo degli Uncini (m. 1380) dove dopo essersi unita ad un contrafforte proveniente dal Passo del Vestito, la cresta facendosi più affilata raggiunge la cima del M. Altissimo (m. 1589). Quest'ultimo tratto può essere seguito tenendosi sul crinale (con qualche attenzione: passi di I grado), oppure per tracce di sentiero sul versante Nord. Dalla cima il panorama si allarga in direzione dell'intera catena apuana e della costa Tirrenica; in basso sono visibili le vallate di Arni a Nord e di Seravezza verso Sud.
Si inizia a discendere per la cresta Sud - Est, tenendosi per tracce a sinistra del crinale, incontrando alcune postazioni di guerra e si giunge in breve al Passo del Vaso Tondo (m. 1450). E' questo un valico alpinistico che mette in comunicazione la Valle del Serra con la Valle di Arni. Mentre in quest'ultima direzione la montagna degrada più dolcemente, sul versante seravezzino essa assume l'aspetto di una parete scoscesa di erbe e di rocce.Da questa parte cala un sentiero a tratti inciso nella roccia che con percorso aereo e panoramico conduce fino alla famosa cava della Tacca Bianca da cui si estraeva il marmo statuario. Percorrere questo tratto può essere una alternativa interessante per ritornare nella valle del Serra, infatti dalla Tacca Bianca è possibile raggiungere, per una "marmifera" nuovamente Seravezza.
Occorre dire tuttavia che il percorso richiede molta attenzione in quanto sempre in esposizione e oggi in stato di abbandono essendo un vecchio sentiero di cavatori. In compenso, chi si avventuri in questo tratto, potrà prendere atto, giunto alla Tacca Bianca, delle tecniche di escavazione "in galleria" e degli aerei percorsi di collegamento (su tavoloni sospesi nel vuoto) tra i vari punti di escavazione. (Oggi non più percorribili).
Tralasciando questa interessante variante, il percorso principale prosegue lungo un sentiero a scalini di marmo, fino alla cava delle Cervaiole ben visibile dalla costa, dove secoli di attività estrattiva hanno modificato la struttura della montagna.
Attraversando un ambiente suggestivo per le strutture geometriche prodotte dai tagli di cava, si raggiunge un piazzale da cui si domina la Valle del Giardino e le Apuane Meridionali. Si inizia a discendere per ripida lizza con l'aiuto di un cavo d'acciaio e raggiunta la Foce del Giardino s'imbocca un più comodo sentiero, nel bosco, sulle pendici occidentali del M. Cavallo, che in breve conduce all'abitato di Azzano, centro di cavatori in posizione panoramica e soleggiata. Conviene a questo punto percorrere un tratto di rotabile o un sentiero ad essa parallelo fino alla Pieve Romanica di S. Martino alla Cappella, risalente al secolo XI, in cui si trova un rosone attribuito a Michelangelo Buonarroti. Si percorre a questo punto un ultimo tratto che riporta nella valle del Serra, lungo i tornanti di una antichissima mulattiera che addirittura proveniva dal Ducato di Modena. Attraversato l'antico nucleo di Fabiano, si perviene nel fondovalle a Riomagno e quindi a Seravezza.

Questo itinerario è stato tratto dal libro "Le montagne irripetibili" di Giorgio Perna e Fabrizio Girolami per gentile concessione degli autori.

foto di Adrian Fagg
M. Corchia e m. Altissimo: foto di Adrian Fagg